lunedì 15 aprile 2013

ILIADE PICCOLI RIASSUNTI


Libro I – Per non aver restituito Criseide al padre, sacerdote di Apollo, Agamennone ha provocato l'ira del dio, che con un'epidemia devasta il campo acheo. Costretto a restituire la fanciulla, Agamennone prende in cambio Briseide, l'ancella dono onorifico di Achille. Irato, Achille giura che non parteciperà più alla guerra e chiede aiuto alla madre Teti che ottiene da Zeus la promessa che i Troiani avranno la meglio fin quando il figlio non avrà ottenuto riparazione all'affronto subito. La pestilenza si placa.
Libro II – Zeus con un sogno ingannevole incita Agamennone ad attaccare Troia. Prima, però, il capo acheo vuole mettere alla prova l'esercito e, convocata l'assemblea, propone ai soldati che lo desiderino di tornare in patria. Il finto invito viene accolto e Odisseo insieme ad altri capi deve ristabilire l'ordine. Segue il catalogo delle forze greche e di quelle dei Troiani.
Libro III – Paride propone di mettere fine al conflitto sfidando a duello Menelao. Viene stipulata una tregua. Dalle porte Scee Priamo, re di Troia, con gli anziani ed Elena assiste allo scontro. Paride sta per essere trafitto da Menelao, ma viene tratto in salvo da Afrodite che costringe Elena a recarsi da lui. Mentre Elena giace con Paride, Agamennone proclama la vittoria di Menelao e la guerra sembra così terminata.
Libro IV – Nell'Olimpo Zeus promette a Era la caduta di Troia e manda Atena tra le schiere troiane per indurre Pandaro a rompere la tregua lanciando una freccia che colpisce Menelao. Ritorna ad infuriare la guerra.
Libro V – Atena dà forza al greco Diomede, figlio di Tideo, che fa strage di Troiani e ferisce Afrodite mentre protegge il figlio Enea. Afrodite piangente fugge sull'Olimpo e chiede conforto alla madre Dione. Apollo salva Enea e i troiani, con l'aiuto di Ares, avanzano vittoriosi. Ares, ferito da Diomede, si ritira sull'Olimpo.
Libro VI – I Troiani cominciano ad avere la peggio. Sul campo si incontrano intanto Glauco e Diomede, i quali, scoprendo di essere legati da vincoli di ospitalità, si scambiano le armature. Ettore, ordinati i sacrifici alle donne, si reca in città per ricondurre Paride a combattere, e alle porte Scee saluta con un commosso addio la moglie Andromaca e il figlio Astianatte. Ettore e Paride si avviano sul campo di battaglia.
Libro VII – Duello tra Ettore e Aiace Telamonio. Sopraggiunge la sera e gli araldi sospendono lo scontro, si decide una tregua per raccogliere e cremare i morti. Il giorno seguente gli Achei costruiscono un muro a difesa delle navi.
Libro VIII – Zeus, dopo aver proibito agli altri dei di intervenire, pone il destino dei due popoli sulla bilancia. La sorte è favorevole ai Troiani che, guidati da Ettore, respingono gli Achei.
Libro IX – In una riunione di capi dell'esercito, il greco Nestore consiglia una riconciliazione con Achille. Agamennone è d'accordo e disposto a concedere doni ricchissimi. Odisseo, Aiace e Fenice sono inviati come ambasciatori alla tenda di Achille che, seppure commosso dai loro discorsi, non può dimenticare l'offesa ricevuta e rifiuta di tornare a combattere.
Libro X – Durante la notte Odisseo e Diomede vanno a esplorare il campo troiano. Intercettano Dolone, la spia mandata da Ettore, e lo uccidono, dopo aver saputo da lui dell'arrivo del re di Tracia, Reso, con i suoi magnifici cavalli. Penetrati nell'accampamento dei Traci, rubano gli splendidi animali e tornano indietro.
Libro XI – Ha inizio il terzo giorno di combattimento, dominato dal valoroso Agamennone che respinge i Troiani fino alle porte Scee. La situazione peggiora e Nestore chiede a Patroclo di convincere Achille a riprendere il combattimento oppure a cedere le sue armi all'amico.
Libro XII – I Troiani incalzano e assaltano il muro. Con l'aiuto di Sarpedonte, figlio di Zeus, lo sfondano. Gli Achei fuggono.
Libro XIII – Nonostante il divieto di Zeus, Poseidone assiste gli Achei che resistono valorosamente. Aiace Telamonio sfida Ettore.
Libro XIV – Mentre Era distrae Zeus prima seducendolo poi facendolo cadere in un sonno profondo, Poseidone aiuta i Greci a respingere i Troiani. Ettore è tramortito da una pietra scagliata da Aiace.
Libro XV – Quando Zeus si sveglia ordina a Poseidone di lasciare la battaglia e invia Apollo da Ettore perché si rianimi. Ettore riprende a combattere alla testa dei Troiani e appicca il fuoco vicino alle navi achee.
Libro XVI – Patroclo, indossate le armi e presi i cavalli immortali Balio e Xanto dall'amico Achille, fa strage di nemici (uccide anche Sarpedonte) spingendosi fin sotto le mura di Troia e qui, colpito prima alle spalle da Apollo, viene trafitto da Ettore.
Libro XVII – Si combatte ferocemente intorno alla salma di Patroclo, gli Achei con difficoltà ne difendono il cadavere. Menelao può trascinare il corpo verso le navi mentre Balio e Xanto piangono la morte di Patroclo.
Libro XVIII – Il pianto di Achille per la morte dell'amico Patroclo è tanto disperato che la madre Teti accorre dalle profondità del mare e gli promette nuove armi. Ingigantito da Atena, Achille si mostra e atterrisce tutti con un orribile grido. Durante la notte Efesto, pregato da Teti, forgia nuove armi per Achille e in particolare uno scudo sul quale sono effigiati quadri di vita quotidiana.
Libro XIX – Teti porta al figlio le armi. Convocata un'assemblea dell'esercito, Achille e Agamennone si riconciliano, poi tutti si preparano a riprendere il combattimento e Achille si arma.
Libro XX – Zeus consente agli dei di partecipare all'ultima e decisiva battaglia. Poseidone salva Enea, Apollo salva Ettore, mentre Achille fa una strage.
Libro XXI – Achille riempie di cadaveri il fiume Xanto, ma Apollo, assunta la figura del troiano Agenore, respinge Achille e consente ai Troiani di rifugiarsi entro le mura.
Libro XXII – Ettore rimasto fuori dalle mura fugge di fronte ad Achille e per tre volte corre intorno alle mura della città. Zeus pesa il destino dei due avversari e la sorte di Ettore è segnata. Apollo lo abbandona e Atena, nelle sembianze del fratello Deifobo lo inganna promettendogli aiuto. Achille lo uccide. Invano Ettore morente gli chiede di restituire il suo corpo al padre Priamo. L'ira di Achille non si placa ed egli, legato il cadavere del nemico al carro, lo trascina nella polvere sotto lo sguardo di Priamo, Andromaca e della madre Ecuba.
Libro XXIII – Banchetto e giochi funebri celebrati in onore di Patroclo, la cui ombra appare all'amico Achille e chiede sepoltura.
Libro XXIV – Priamo, per volere degli dei, si reca da Achille per chiedere la restituzione della salma del figlio, offrendo in cambio ricchi doni. L'eroe, pensando al proprio padre, accetta l'offerta, restituisce il cadavere di Ettore e assicura una tregua di dodici giorni. La salma di Ettore viene arsa su una grande pira e riceve i dovuti onori dai suoi.


domenica 14 aprile 2013

CANTO VENTIQUATTRESIMO, IL RISCATTO DI ETTORE


Gli dei, raccolti in un'assemblea, alla fine deliberano che Achille restituisca il corpo di Ettore ai familiari: Teti riferisce l'ordine al figlio, che non può rifiutarsi di compiere il volere degli dei. Iride intanto avverte Priamo di andare a riprendere il corpo del figlio, il quale si mette subito in viaggio verso la tenda del Pelide, guidato e protetto dal dio Hermes. Non appena il re incontra Achille, si inginocchia e lo prega di rendergli le spoglie del figlio: Achille impietosito da Priamo acconsente e nottetempo il re tornerà a Troia, dove farà poi bruciare il corpo del figlio per rendergli le giuste onoranze funebri.

CANTO VENTITREESIMO, I GIOCHI FUNEBRI PER PATROCLO


Si tengono i solenni funerali di Patroclo, con Achille che sgozza dodici giovani prigionieri troiani: il rogo arde per tutta la notte; al mattino Achille indice i giochi funebri. Si tiene per prima la gara dei carri: Eumelo di Fere è in testa, ma Atena fracassa il suo giogo. Vince così Diomede, secondo arriva Antiloco che precede Menelao grazie a una manovra scorretta: al traguardo però i due si riappacificano. Nella gara di lotta si affrontano Ulisse, con la sua astuzia, e Aiace, con la sua forza, e si ha un pareggio. La corsa è vinta da Ulisse che precede Aiace Oileo. Achille invita due guerrieri a combattere per vincere l'armatura di Sarpedonte: ed è Diomede che se ne appropria, sconfiggendo Aiace Telamonio. Seguono la gara di tiro con l'arco, vinta da Merione su Teucro, e quella di tiro della lancia, assegnata ad Agamennone senza bisogno di disputare la prova.

LIBRO VENTIDUESIMO, UCCISIONE DI ETTORE


I Troiani si precipitano all'interno delle mura, eccetto Ettore che rimane davanti alle Porte Scee, bloccato dal suo destino; a nulla valgono i disperati richiami dei genitori. Quando finalmente Apollo si rivela nella sua divinità ad Achille che lo rincorreva, l'eroe greco avvista da lontano Ettore e corre verso di lui: il troiano, terrorizzato, fugge: tre volte i due fanno il giro delle mura della città; Atena, assumendo le sembianze di Deifobo, fratello di Ettore, convince questi ad affrontare il nemico. Ettore propone ad Achille il giuramento di rendere alla famiglia il corpo di quello dei due che sarà ucciso, ma il Pelide rifiuta rabbiosamente. Il duello inizia, le lance volano senza successo, e nel corpo a corpo Achille trafigge Ettore nel solo punto scoperto, tra il collo e la spalla. Morendo, Ettore presagisce la prossima morte del rivale; Achille, accecato dall'odio, fora i piedi del cadavere e lo trascina, attaccato al carro, nella polvere. Vedendo la scena dalle mura, Priamo ed Ecuba scoppiano in lacrime ed urlano disperati. Le grida raggiungono Andromaca, moglie di Ettore, ancora ignara dell'accaduto: quando si avvede della morte del marito, predice il terribile destino che attende lei ed il figlio Astianatte. Sviene e, una volta ripresi i sensi, ordina che siano bruciate le vesti di Ettore: è l'estremo sacrificio di ciò per cui ha speso la sua vita

CANTO VENTUNESIMO, BATTAGLIA FLUVIALE


Achille fa una grande strage di nemici sullo Scamandro, gettandone poi i corpi nel fiume: subiscono questa sorte anche Licaone figlio di Priamo e il forte eroe peone Asteropeo. Indignato per tanta impudenza lo Scamandro lo prega di continuare la sua strage altrove, ma il Pelide non l'ascolta e continua il massacro. Allora il dio del fiume, adirato, gli scaglia contro la vorticosa potenza delle sue acque e Achille, atterrito, fugge via, temendo di morire di una morte vergognosa. Interviene Efesto che con una pioggia di fuoco placa l'impeto delle acque, salvando l'eroe acheo. Gli dei sull'Olimpo, dopo una breve scaramuccia familiare alquanto poco eroica, smettono di lottare. Intanto Achille, ingannato da Apollo che ha preso le sembianze di Agenore, un guerriero troiano che poco prima l'aveva affrontato, si fa inseguire lontano dalle porte Scee, mentre tutti i fuggitivi troiani riescono a rientrare in città.

CANTO VENTESIMO, LA BATTAGLIA DEGLI DEI


I troiani e gli achei si preparano a una nuova giornata di guerra, mentre Zeus acconsente che gli dei si sfidino tra di loro: così Apollo, Artemide, Scamandro, Afrodite, Ares e Leto scendono dall'Olimpo per schierarsi al lato di Troia, mentre Hermes, Atena, Poseidone, Era ed Efesto si schierano al fianco dei Danai. Achille si batte con Enea, ma nessuno dei due morirà, perché da Enea è destinato a nascere la stirpe di Dardano, che un giorno assumerà il controllo dei Troiani scampati al massacro di Troia. Nel momento in cui Enea sta per essere ucciso da Achille, interviene Poseidone a salvarlo, pur essendo divinità ostile ai troiani. Dopo di che Achille uccide Polidoro, fratello di Ettore, che accecato dall'ira scaglia la sua lancia contro il Pelide, che viene però deviata da Atena. Achille passa al contrattacco, ma Apollo avvolge Ettore in una fitta nebbia, sottraendolo alle ire del tremendo eroe acheo, che rabbiosamente comincia a far strage degli altri nemici intorno a lui. Tra le uccisioni più memorabili abbiamo: Troo figlio di Alastore al quale Achille fa uscire il fegato che cade a terra, senza pietà alcuna per il nemico arresosi spontaneamente; Deucalione colto a un braccio dalla lancia dell'eroe, che gli dà poi il colpo di grazia con la spada che gli stacca la testa, lasciando schizzare il midollo dal busto; e Rigmo, il giovane eroe trace figlio di Piroo.

CANTO DICIANNOVESIMO, L'INTERRUZIONE DELL'IRA


Il desiderio di vendetta di Achille è più forte della sua ira, per cui egli mette da parte il suo orgoglio e si riconcilia con Agamennone. I Greci si preparano alla battaglia e riacquistano le forze con un banchetto, ma Achille non riesce a mangiare e rimane a piangere sulla salma dell'amico. Atena, impietosita, stilla nel suo cuore nettare e ambrosia per dargli forza. Ormai la battaglia è prossima: Achille, terribile nelle sue nuove armi, sprona i cavalli Balio e Xanto: quest'ultimo, ispirato da Era, gli rammenta il fato che sta per compiersi. Achille sgrida il cavallo: egli è cosciente del suo destino, ma ciò non lo distoglierà da vendicarsi su Ettore.

CANTO DICIOTTESIMO, LA FABBRICAZIONE DELLE ARMI

Scudo d'Achille forgiato da Efesto

Achille, non sapendo della morte di Patroclo, si aggira inquieto davanti alla tenda quando giunge Antiloco e lo informa sui fatti: Patroclo giace e si combatte per il suo cadavere. La disperazione di Achille giunge alle orecchie di Teti che corre a rincuorare il figlio: vedendo che egli è irremovibile nel suo intento di vendetta, a costo di pagarlo con la morte, annunciata dalla profezia, si reca da Efesto per farsi forgiare armi divine. Iride esorta Achille a farsi vedere sulle mura greche per spaventare i Troiani e agevolare il trasporto della salma di Patroclo da parte dei compagni. Teti è frattanto giunta alla dimora di Efesto: il dio si mette subito al lavoro e forgia armi bellissime, tra le quali uno scudo d'oro intarsiato con figure rappresentanti le varie attività umane.

CANTO DICIASSETTESIMO, LE GESTA DI MENELAO


Si accende la contesa per impadronirsi del corpo di Patroclo: Menelao si pone subito a difesa delle spoglie del compagno e uccide Euforbo, ma è costretto ad invocare aiuto quando vede Ettore che gli si fa contro. Accorrono gli Aiaci, Merione e Idomeneo. Nel tumulto che segue, Ettore tenta anche, senza successo, di impossessarsi di Balio e Xanto, i divini cavalli di Achille. Menelao si reca da Antiloco, lo informa della morte di Patroclo e lo manda ad avvisare Achille; poi torna nel cuore del combattimento, uccidendo Pode, il giovane cognato di Ettore; insieme a Merione e difeso dagli Aiaci, che sostengono i continui assalti troiani, riesce a trasportare il corpo di Patroclo all'interno del campo acheo.

CANTO SEDICESIMO, I FATTI DI PATROCLO

Achille accoglie l'idea di Patroclo di fargli vestire le sue armi per guidare i Mirmidoni contro i Troiani, insieme a tutti gli altri Achei, ma gli dice di non sbilanciarsi troppo e di limitarsi a incutere timore nel nemico, facendo finta di essere Achille. Il Pelide prega Zeus di far riuscire la missione di Patroclo e di farlo tornare offrendo vino in un rito. Il re degli dei decide di accettare la prima richiesta ma di negare la seconda. Infatti Patroclo fa strage di nemici, uccidendo tra gli altri Sarpedone, il re dei Lici figlio di Zeus, fino a che non è slealmente colpito da Apollo che lo stordisce e lascia che siano prima Euforbo con un colpo non mortale, e poi Ettore col colpo di grazia, a finirlo. Prima di morire, Patroclo profetizza a Ettore l'imminente morte per mano di Achille tornato a combattere.



CANTO QUINDICESIMO, IL CONTRATTACCO ALLE NAVI

Alessandro, figlio di Priamo. 

Al risveglio, Zeus si accorge dell'inganno in cui è caduto e minaccia una punizione terribile a Era la quale, terrorizzata, risale all'Olimpo. Zeus intanto manda la dea messaggera Iris ad intimare a Poseidone di abbandonare la battaglia se non vuole scontrarsi col più potente fratello: Poseidone a malincuore è costretto a ritirarsi. Apollo, incaricato da Zeus di rianimare i Troiani, dà nuovo vigore ad Ettore. Sotto la sua spinta i Teucri travolgono i Greci ed arrivano fino alle navi, decisi ad incendiarle: l'ultima difesa è fornita da Aiace Telamonio che, armato di una trave, tenta di respingere i nemici.

CANTO QUATTORDICESIMO, L'INGANNO A ZEUS

Zeus

Nestore, vedendo l'esercito acheo in grave difficoltà, si reca da Agamennone e trova i maggiori tra i capi feriti e indecisi sul da farsi: Agamennone propone nuovamente la fuga, ma Ulisse si ribella. Decidono perciò, impossibilitati a scendere in battaglia, di incoraggiare i compagni con la voce. Intanto Era architetta un inganno contro Zeus: convince il Sonno a calare sul dio, in modo che Poseidone abbia campo libero nell'aiutare i Greci. Ciò avviene ed Aiace Telamonio riesce a colpire Ettore con un macigno, facendolo cadere a terra privo di sensi. I compagni lo traggono fuori dal combattimento, salvandolo dalla furia degli Achei.

CANTO TREDICESIMO, LA BATTAGLIA PRESSO LE NAVI


Approfittando di un attimo di distrazione di Zeus, Poseidone scende ad aiutare i Greci: infonde nuova forza ad Aiace e incoraggia Idomeneo. Quest'ultimo, insieme a Merione, assale l'ala destra troiana e miete molte vittime, tra cui Asio, il giovane signore di Arisbe. Ettore, avvisato di ciò da Polidamante, si distacca dal centro della schiera, dove stava fronteggiando gli Aiaci, e soccorre l'esercito in difficoltà. Quindi torna nuovamente al centro per un corpo a corpo con Aiace Telamonio.

CANTO DODICESIMO, LA BATTAGLIA AL MURO


La battaglia si è spinta sotto il muro acheo. I Greci, in particolare i due Aiaci, resistono come possono e respingono più volte gli attacchi di Sarpedonte. Intanto Zeus manda un segno di dubbia interpretazione: un'aquila vola con un serpente tra gli artigli, ma questo le si ritorce contro e la morde: Polidamante lo interpreta come presagio funesto, ma Ettore decide di continuare l'assedio e, preso un macigno, lo scaglia contro la porta del muro greco e l'abbatte. I Troiani entrano nel campo Acheo.

CANTO UNDICESIMO, LE GESTA DI AGAMENNONE


La battaglia è incerta; Agamennone si batte furiosamente, uccidendo un gran numero di nemici, tra cui due Priamidi, Iso e Antifo, e i due figli del bieco consigliere troiano Antimaco, ma viene infine ferito da una freccia. Ettore allora incita i suoi a combattere, si lancia contro i nemici e fa un massacro incredibile. Infine viene affrontato da Diomede che riesce solo a stordirlo e viene a sua volta ferito da Paride. Poco dopo la stessa sorte capita anche ad Ulisse, e Zeus infonde il terrore di Ettore nell'animo di Aiace che indietreggia. Intanto Nestore conduce Macaone ferito alla sua tenda e Achille, desideroso di notizie, manda Patroclo alla tenda di Nestore. Quest'ultimo descrive il disastro dei Greci e invita Patroclo, se proprio Achille non vuol combattere, a scendere lui stesso in battaglia con le armi di Achille.

CANTO DECIMO, I FATTI DI DOLONE


Agamennone non riesce a prendere sonno pensando alla sorte del suo esercito: convoca dunque i capi greci e, su consiglio di Nestore, invia Diomede a spiare il campo nemico. Diomede sceglie Ulisse come compagno nell'impresa. Intanto nel campo troiano Dolone si offre di compiere la stessa sortita: avviatosi dunque verso le navi greche viene sopraffatto dai due nemici che lo interrogano sulla sua missione: egli, sperando di aver salva la vita, tradisce i compagni, ma Diomede lo uccide per punirlo della delazione, mozzandogli il capo con la spada. I due greci, grazie alle informazioni ottenute, fanno strage tra i Traci addormentati, uccidendo anche il loro giovane re Reso, e riescono a fuggire senza essere visti.

CANTO NONO, L'AMBASCERIA AD ACHILLE

Achille, Brad Pitt in Troy

I Troiani sono speranzosi ed i Greci angosciati. Nel campo acheo i comandanti si riuniscono: Agamennone propone di tornare in patria(ritenendo l'assedio di Troia un'impresa vana), ma Diomede si oppone con fermezza e Nestore propone di richiamare Achille. Agamennone decide di provare a convincere Achille a tornare a combattere e invia un gruppo di delegati(Ulisse, il vecchio tutore di Achille Fenice e Aiace Telamonio) con Briseide e altri doni. Il Pelide accoglie benevolmente l'ambasceria nella sua tenda, ma rifiuta sdegnosamente l'offerta di Agamennone e aggiunge che il giorno seguente farà ritorno a Ftia. In assemblea Diomede dice che il giorno successivo affronteranno i Troiani anche senza Achille

CANTO OTTAVO, LA BATTAGLIA INTERROTTA


Zeus vieta agli altri dei di intervenire nella battaglia ed accorda il proprio favore ai Troiani, dopo averne soppesate le sorti. Ettore fa strage di Greci e sta per avventarsi su Nestore in difficoltà, ma in difesa di quest'ultimo interviene Diomede: egli vorrebbe sfidare Ettore, ma tre fulmini scagliati da Zeus per impedirgli di girarsi al fine di attaccarlo lo fanno desistere, ed egli si ritira e torna alle navi. La guerra riprende vigore grazie a Era che ispira ad Agamennone l'impulso di spronare gli Achei. Tra di essi emerge con eroismo Teucro, che, nell'intento di uccidere Ettore, fa strage di molti Troiani. Ma quest'ultimo, con forza, riesce a ferirlo, e Teucro viene trasportato fuori dal campo di battaglia. I Troiani costringono i Greci a ripararsi all'interno delle mura costruite a difesa delle navi. Era ed Atena, dopo aver addormentato con un tranello il padre dei numi, intervengono ad aiutare gli Achei, ma Zeus, accortosene dopo il risveglio, invia Iride a fermarle. Cala la notte e i Troiani si accampano davanti alle mura greche.

CANTO SETTIMO, DUELLO DI ETTORE E AIACE, E SEPOLTURA DEI MORTI

Aiace

Per volere di Apollo e di Atena, Ettore sfida a duello uno degli Achei. Raccoglie la sfida Menelao, ma Agamennone lo trattiene perché soccomberebbe contro Ettore. Nestore rimprovera gli Achei che non vogliono battersi con Ettore, e racconta loro un episodio della sua giovinezza. allora si fanno avanti nove volontari (i due Aiaci, Agamennone, Ulisse, Diomede, Idomeneo, Merione, Euripilo e Toante) viene estratto il nome di Aiace Telamonio: lo scontro si protrae senza vincitori fino al calare delle tenebre, quando viene sospeso. Nestore consigli agli Achei di approfittare della notte per seppellire i cadaveri e costruire una palizzata. Si radunano anche i Troiani e Antenore propone di restituire Elena e le sue ricchezze agli Achei : Paride s'infuria e manda Idao a riferire agli Achei che restituirà i beni di Elena, aggiungendone di suoi. Gli Achei rifiutano, acconsentendo tuttavia una tregua per recuperare i cadaveri. Durante il giorno di tregua i Greci costruiscono un muro a difesa delle navi con tale abilità da far invidia agli dei.

CANTO SESTO, COLLOQUIO DI ETTORE E ANDROMACA

Ettore, Andromaca ed il piccolo Astianatte.

Le sorti della battaglia volgono ora decisamente a favore dei Greci, pertanto l'indovino Eleno consiglia ad Ettore, suo fratello, di tornare in città per invitare la madre Ecuba e le matrone ad offrire i loro pepli ad Atena per placare l'ira della glaucopide. Intanto si scontrano in battaglia Glauco e Diomede, ma venuti a conoscenza delle rispettive stirpi e del rapporto di ospitalità che lega i loro antenati, evitano di combattere l'uno contro l'altro e si scambiano doni. Nel racconto di Glauco sulla sua stirpe, rientra la digressione su Bellerofonte e la Chimera. Ettore si reca prima dalla madre Ecuba, che raccoglie le anziane al tempio, e insieme invocano Atena, ma questa non risponde. l'eroe si reca da Paride, che rimprovera duramente per la sua assenza dalla battaglia. Il fratello, che sta lucidando le armi, gli comunica di essere sul punto di tornare in campo. Dopo aver rifiutato l'invito della cognata Elena a trattenersi più a lungo, si reca dalla moglie Andromaca. Non trovandola in casa, viene a sapere dalle ancelle che la donna è andata assieme al piccolo Astianatte, portato da una nutrice, alle porte Scee, ansiosa per la sorte del marito. Segue un dialogo straziante fra marito e moglie, in cui si parla del triste passato di Andromaca (rimasta senza famiglia a causa di Achille) e del suo destino come schiava, qualora il marito morisse. Ella lo invita a spostare le truppe sulla collina del caprifico, luogo in cui si trovavano le mura troiane più deboli, per non mettere a repentaglio la sua vita e il destino dei suoi cari, ma Ettore, pur consapevole del destino che li attende, non vuole apparire vile agli occhi dei concittadini, e dopo aver abbracciato il bambino, si congeda da lei.

CANTO QUINTO, LE GESTA DI DIOMEDE

Diomede 

Prosegue l'avanzata degli Achei, che fanno ora strage di nemici in fuga, tra cui Odio, capo degli Alizoni, Fereclo l'architetto che aveva costruito la nave con cui Paride si era recato a Sparta per rapire Elena, e il giovane sacerdote Ipsenore. Pandaro ferisce Diomede con una freccia, ma questi, aiutato da Atena, riesce a uccidere il troiano; sta per uccidere anche Enea, che proteggeva il cadavere di Pandaros, quando interviene Afrodite che salva il figlio e viene a sua volta ferita al polso da Diomede, facendo così cadere Enea. Ares corre in aiuto di Afrodite che fugge col suo carro sull'Olimpo. Il corpo di Enea è protetto da Apollo : il dio crea un simulacrum dell'eroe troiano per distogliere gli Achei che lentamente verranno respinti dall'intervento di Ares. Intanto i Troiani, guidati da Ares, stanno avendo la meglio; Ettore addirittura si scaglia sui nemici e compie una strage inarrestabile, finché Diomede, sempre con l'aiuto di Atena, si scontra con Ares e lo ferisce al ventre : lo stesso Dio esce dalla battaglia e così fanno anche Era e Atena schierate nell'opposto esercito. Ares sull'Olimpo verrà curato dal medico degli dei, Panèon : lo stesso dio a cui vengono intonati i Peana e che poi sarà identificato con Apollo.

CANTO QUARTO, I PATTI VIOLATI E LA RASSEGNA DI AGAMENNONE

Gli dei sono radunati attorno a Zeus che vorrebbe salvare Troia, ma Era si oppone e vuole che i Troiani rompano i patti: Era allora invia Atena tra i Teucri; ella, dopo aver preso le sembianze di Laòdokos (figlio di Antenore) invita Pandaro a scagliare una freccia contro Menelao. La freccia lo ferisce, Menelao viene curato da Macàron con i farmaci del centauro Chirone e la battaglia per questo si rianima. Segue l'epipòlesis di Agamennone che passa in rassegna i soldati, incoraggiandoli e biasimandoli a seconda dei casi. Cadono le prime vittime, soprattutto tra i troiani e i loro alleati; il gigantesco Echepolo, il valoroso giovinetto Simonesio, e il capo tracio Piro

CANTO TERZO, I PATTI GIURATI E IL DUELLO DI ALESSANDRO E MENELAO

Durante uno scontro tra Troiani e Achei, Paride si fa avanti tra la folla per combattereMenelao. Il principe di Troia indossa una pelle di pantera ed è armato di arco. Ma alla vista di Menelao, Paride fugge pauroso. Ettore lo vede e lo rimprovera con dure parole:
Paride, prendendo coscienza della propria viltà, propone di porvi rimedio con un duello in cui lui e Menelao si sarebbero sfidati per il possesso di Elena e delle sue ricchezze, e da cui sarebbe dipeso l'esito della guerra. Ettore ne è entusiasta e, dopo aver preso accordi con gli Achei e dopo aver fatto molti sacrifici, i due contendenti si ritrovano a duellare: sembra quasi che sia Menelao ad avere la meglio, ma proprio quando sta per uccidere il suo avversario, dall'Olimpo discendeAfrodite che salva Paride nascondendolo in un'improvvisa nebbia e portandolo in salvo a Troia, dove riceverà anche il biasimo di Elena. Nel frattempo Menelao è furente, ma si arrabbia invano: alla fin fineAgamennone lo proclama vincitore del duello e afferma a gran voce che la guerra deve finire.

CANTO SECONDO, IL SOGNO E IL CATALOGO DELLE NAVI

Per esaudire la preghiera di Teti, il divino Zeus invia ad Agamennone un sogno ingannatore che lo induce ad attaccare i Troiani, così, nel colmo della guerra, i Greci avvertono la mancanza di Achille e rimpiangono di averlo offeso. Convocata l'assemblea dei capi, l'Atride narra il sogno ed espone i suoi propositi, rivelando inoltre l'intenzione di annunciare all'esercito, prima del combattimento, di volersi ritirare, per saggiarne lo spirito. A questa notizia tutti gli achei esultano e sarebbero già pronti a tornare alle proprie case, se non intervenisse Era che spinge Atena a trattenerli. La dea si rivolge a Odisseo, che, riluttante a rinunciare alla guerra, accoglie il suo invito cercando di persuadere i Greci, a non interrompere l'assedio. Viene dunque nuovamente convocata l'assemblea, nella quale solo Tersite, storpio e di animo spregevole, contesta la decisione di continuare la guerra; l'intervento deciso di Odisseo, che lo percuote con lo scettro, lo costringe a tacere e ad adeguarsi. In seguito Odisseo e Nestore esortano gli Achei a prepararsi alla battaglia, ricordando i felici presagi che avevano accompagnato l'inizio della spedizione. Nestore, dopo i sacrifici rituali, invita Agamennone a schierare l'esercito. Iride (o Iris), messaggera divina, si reca, sotto le spoglie di Polite, all'assemblea dei Troiani per informare Ettore dei preparativi nemici ed esortarlo al contrattacco. Il libro si chiude con un sintetico elenco delle forze troiane e alleate, e delle forze a cui esse erano affiliate.

CANTO PRIMO, La peste e l'ira


Crise va da Agamennone per farsi ridare la figlia Criseide,che Agamennone aveva sequestrato per   farne una concubina,con l'idea di pagare un grosso tributo; ma l'Atride lo tratta male e gli ordina di andarsene.
 Crise prega Apollo di punire gli Achei. Il dio inizia a colpire gli uomini sulle navi e getta una pestilenza sull'accampamento del Danai. Dopo dieci giorni Achille convoca un'assemblea con tutti gli Achei e chiede a Calcante perchè Apollo devi le imprese degli Achei. Il vate gli risponde che la colpa è di Crise che si è lamentato con Apollo per il maltrattamento ricevuto da Agamennone: egli dice che Calcante gli da solo vaticini negativi, ma Achille interviene e i due litigano. Alla fine l'Atride consente a far lasciare Criseide, ma poi prende Briseide, la donna di Achille. Achille, arrabbiato, cerca di colpire Agamennone ma Atena lo ferma tirandogli i capelli e gli dice che un giorno non lontano gli avrebbe offerto tre doni. Achille obbedisce e offende il re acheo dicendogli che non avrebbe mai più combattuto al suo fianco e che si sarebbe pentito quando Ettore avrebbe ucciso tutti gli Achei e lui sarebbe stato incapace di combattere.
  Dopo l'assemblea Agamennone ordina che Odisseo riporti Criseide a Crise, poi ordina ai suoi uomini di prelevare Briseide e di portarla al suo cospetto. Achille, vedendo la sua donna andare via, va a cercare consolazione da Teti, la madre e ninfa. Achille chiede a Teti di chiedere a Zeus di rendergli il suo onore facendo perdere molti uomini all'esercito acheo (il suo) cosicché Agamennone capisca che senza Achille l'esercito non può andare avanti. 



Iliade



Cinquantun giorni della guerra mossa dagli achei contro Troia (Ilio, da cui viene il titolo).
  Dall'ira di Achille, l'eroe invincibile, o quasi, dell'esercito acheo contro il capo della spedizione Agamennone, reo di avergli sottratto la schiava Briseide, al rinsavimento di Achille furioso davanti al padre di Ettore, il troppo umano eroe dell'esercito troiano sconfitto dall'astuzia di Ulisse. 
  Di Omero, supposto l'autore dell'Iliade come dell'Odissea di sicuro si sa pochissimo. Omero dovrebbe essere stato un poeta epico vissuto nei secoli VIII - VII a.C. , nato a Smirne, probabilmente, o a Chio, o a Eritre, o a Colofone o a Cuma Eolica.