domenica 14 aprile 2013

CANTO SESTO, COLLOQUIO DI ETTORE E ANDROMACA

Ettore, Andromaca ed il piccolo Astianatte.

Le sorti della battaglia volgono ora decisamente a favore dei Greci, pertanto l'indovino Eleno consiglia ad Ettore, suo fratello, di tornare in città per invitare la madre Ecuba e le matrone ad offrire i loro pepli ad Atena per placare l'ira della glaucopide. Intanto si scontrano in battaglia Glauco e Diomede, ma venuti a conoscenza delle rispettive stirpi e del rapporto di ospitalità che lega i loro antenati, evitano di combattere l'uno contro l'altro e si scambiano doni. Nel racconto di Glauco sulla sua stirpe, rientra la digressione su Bellerofonte e la Chimera. Ettore si reca prima dalla madre Ecuba, che raccoglie le anziane al tempio, e insieme invocano Atena, ma questa non risponde. l'eroe si reca da Paride, che rimprovera duramente per la sua assenza dalla battaglia. Il fratello, che sta lucidando le armi, gli comunica di essere sul punto di tornare in campo. Dopo aver rifiutato l'invito della cognata Elena a trattenersi più a lungo, si reca dalla moglie Andromaca. Non trovandola in casa, viene a sapere dalle ancelle che la donna è andata assieme al piccolo Astianatte, portato da una nutrice, alle porte Scee, ansiosa per la sorte del marito. Segue un dialogo straziante fra marito e moglie, in cui si parla del triste passato di Andromaca (rimasta senza famiglia a causa di Achille) e del suo destino come schiava, qualora il marito morisse. Ella lo invita a spostare le truppe sulla collina del caprifico, luogo in cui si trovavano le mura troiane più deboli, per non mettere a repentaglio la sua vita e il destino dei suoi cari, ma Ettore, pur consapevole del destino che li attende, non vuole apparire vile agli occhi dei concittadini, e dopo aver abbracciato il bambino, si congeda da lei.

Nessun commento:

Posta un commento